Dopo mesi di attesa alla fine Il Giardino Delle Parole è arrivato anche nei nostri cinema, portando con sé un carico colmo di emozioni e aspettative. Per quanto riguarda me in particolare, mi sono sforzato di non leggere recensioni o anche semplici impressioni da chi il film aveva già avuto occasione di vederlo in anteprima. I film di Shinkai richiedono una forte interpretazione personale che non può essere contaminata da impressione altrui, bisogna isolarsi in se stessi, un pò come se ci si trovasse sott'acqua e si decidesse di lasciare entrare l'acqua, questo è quello che penso. L'evento è stato suddiviso in diverse parti, contenenti il commento del regista, storyboard, un cortometraggio e il film seguito da un'ulteriore commento del regista e dei doppiatori.
Someone's Gaze (Cortometraggio)
"In un futuro non distante la giovane donna Aya Okamura vive la sua ordinaria esistenza, senza particolari soddisfazioni sul lavoro e senza uno stretto rapporto coi genitori. Una sera, dopo aver appena rifiutato al padre una cena in sua compagnia, Aya viene a sapere dal genitore che la gatta Mii cui tutta la famiglia era affezionatissima, è morta. La morte dell'animale porterà Aya a ricordare il passato e i momenti trascorsi coi genitori facendola infine riavvicinare a loro."
La proiezione inizia con un messaggio del regista rivolto al pubblico italiano in cui spiega da cosa ha tratto la sua ispirazione e in seguito introduce le tematiche legate a Someone's Gaze, specificando che si tratta di un corto realizzatto per conto di un'azienda immobiliare giapponese, la quale ha concesso carta bianca all'immaginazione di Shinkai nella realizzazione del progetto. Come in ogni sua opera, anche qui troviamo una forte sensazione di distanza e isolamento, giustificata dall'impietoso scorrere della vita quotidiana, eterna nemica dei rapporti umani. La storia di una figlia che crescendo si allontana dai propri genitori, sembra quasi banale da raccontare, ma se nella nostra esperienza aggiungiamo i momenti di silenzio, le parole non dette e l'umiltà di chi si ferma a riflettere sui rimpianti della propria vita, ecco che rinasce in noi il forte desiderio di un contatto anche se pur minimo verso chi ci ama.
Il Giardino Delle Parole
Dopo lo splendido cortometraggio, inizia finalmente la proiezione del film vero e proprio. Come da tradizione, l'apertura viene dedicata alle splendide inquadrature ambientali che lasciano senza fiato, curate nei minimi dettagli e dotate di un'espressività unica persino se confrontata con altre opere dello stesso genere. I colori fortemente definiti, l'ambiente urbano riprodotto fedelmente in tutta la sua imperfezione, nelle sue luci, riflessi e sbavature. Questo è lo sfondo che Shinkai ama donare alle sue opere, la definizione stessa di animazione viene meno quando ci si accorge che un'uomo da solo sia ingrado di realizzare un'opera visivamente così bella. Ci tengo particolarmente a sottolineare l'aspetto grafico del film perchè si tratta pur sempre di un film d'animazione, nei quali la grafica occupa una buona parte della riuscita finale dell'opera.
La trama non ha troppe pretese, un normale ragazzo delle superiori con la bizzarra passione del calzolaio e una donna in carriera apparentemente disagiata che si incontrano per caso in un parco nel centro di Tokyo. Per donare un senso di isolamento al contesto, Shinkai ha aggiunto un'elemento costante legato alla pioggia, quasi a volerla rendere un catalizzatore al susseguirsi degli eventi. La vita quotidiana dei due inizia a intrecciarsi in una lunga sequenza di piccoli gesti nei quali rimarranno entrambi imprigionati irreversibilmente, portandoli ad un'inevitabile quanto sbagliato avvicinamento in senso sentimentale. Finalmente viene svelato (anche se solo in parte) il mistero che avvolge la donna, rendendo evidente e chiaro il senso dei comportamento di quest'ultima e portando alla disperazione il giovane protagonista ormai perdutamente innamorato. Il senso d'angoscia esplode nell'ultimo e tempestoso temporale, durante il quale i sentimenti di entrambi si uniscono a formare il quadro generale di una realtà crudele ma conpassionevole. Nonostante la prima parte del film non mi abbia coinvolto particolarmente, devo ammettere che invece la parte finale mi ha totalmente rapito, specialmente grazie all'enorme impatto emotivo nato dai sentimenti della donna. Nel complesso penso che sia un bel film, molto essenziale nella sua narrazione ma comunque ingrado di offrire un piacevole senso di malinconia e di rivalsa nei confronti del nostro modo di pensare.
Commento Del Regista
Makoto Shinkai descrive la realizzazione tecnica del film spiegando nei dettagli la tecnica di colorazione utilizzata per i personaggi e per gli ambienti. Il regista spiega che in questa pellicola è stato usato un'approccio del tutto nuovo che fonde i contorni dei protagonisti con quelli del paesaggio circostante formando una sorta di armonia per gli occhi. Continua poi spiegando che l'idea originale dello script deriva da una lista di parole che aveva steso, da cui emerse la parola "Scarpe" seguita dalla naturale creazione di un personaggio attorna ad essa. Descrive meticolosamente le sue scelte stilistiche e argomenta un suo personale punto di vista a proposito della condizione umana, concentrandosi sullo spiegare il suo particolare punto di vista nei confronti della solitudine e di come nei suoi film essa traspare sempre in maniera così evidente, non come qualcosa a cui bisogna porre rimedio, ma bensì come qualcosa che può essere accettata anche così com'è. Dopo svariati minuti di riflessioni, parla della colonna sonora ed in particolare del brano scelto per i titoli di coda "Rain", descrivendo di come quel pezzo lo avesse accompagnato ai tempi dell'università e quanto si legasse bene alle tematiche proposte dal film. Per concludere viene proposto uno splendido riassunto del film utilizzando lo storyboard dei disegni originali (abbozzati) fusi insieme alle immagini definitive utilizzate nella pubblicazione finale. Il risultato ci ha lasciato a bocca aperta.. Era chiaramente visibile l'enorme impegno della produzione e di Shinkai stesso in ogni singolo bozzetto tanto da apprezzarli quanto l'opera definitiva nonostante la loro natura del tutto concettuale.
Makoto Shinkai conclude ringraziando il pubblico italiano per aver scelto di guardare il suo film e spera di ricevere quanti più commenti possibili per mettersi immediatamente al lavoro sulla sua prossima opera.
Direi che il mio resoconto si cunclude qui. Sono molto soddisfatto di aver avuto la possibilità di potermi godere il film di un regista che apprezzo così tanto sul grande schermo, oltretutto poter sentire direttamente il suo commento prima e dopo la proiezione del film mi ha reso molto felice oltre che ad appassionarmi sempre di più verso il suoi lavori.
Buona Visione!
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